Una pittura di mano, sicura e veloce nel tratto, determinata da una conoscenza del disegno che non necessita dell’ausilio del mezzo fotografico per raggiungere un realismo forte ed espressivo.
Claudio Monnini è uno dei primi autori “arruolati” da WallPepper per l’esclusiva collezione Fine-Art.
Pittore, (ma anche architetto e scenografo) è nato a Milano nel 1965. Oltre ad un’avviata carriera presso la Wannabee Gallery di Milano, con cui espone da anni in personali e collettive, ha partecipato a diverse mostre istituzionali in Italia e all’estero.
«Dico spesso che un quadro è una finestra aperta in un muro, il progetto WallPepper ha abbattuto l’intera parete. E la qualità di ogni dettaglio è sbalorditiva, sembra di entrare nel quadro, come nel Van Gogh di Kurosawa.»
Claudio si racconta a WallPepper in occasione della sua prossima personale nel nostro showroom.
Le pareti decorative WallPepper – dopo delicati acquarelli e geometriche fotografie – incontrano la pittura con la mostra OUVERTURES dove l’autore indaga, attraverso le sue opere, quello che definisce «il campo emotivo» dell’essere umano.
The next step, 2014
«Gli esseri umani sono, in ogni istante della loro esistenza, in uno stato di tensione emotiva, fatta di aspettative, curiosità, proiezioni, progetti, affetti. Quello che ci rende umani è il desiderio di guardare oltre il presente, è il riverbero che il nostro mondo interiore genera nell’ambiente circostante – naturale, affettivo, sociale, antropologico, etologico – e viceversa. I soggetti dei miei quadri sono quasi sempre sbilanciati, sull’orlo di una partenza, in quel territorio di confine, morbido e labile, tra la terraferma, le esperienze consolidate, e il mondo fluido che ancora non ha preso forma, fatto di tempeste di luce all’orizzonte e d’illuminazioni interiori.»
Opere intense ed evocative dove il soggetto rappresentato si confronta con ciò che lo circonda suscitando sensazioni ed emozioni profonde. Claudio non racconta di se stesso con le sue opere ma parla di tutti noi attraverso il suo filtro visivo ed emotivo; l’artista, che sia uno scrittore, un poeta, un musicista o un pittore, è una persona che vede con la pancia prima di mettere a fuoco la ragione, quindi vede, in quello che tutti guardano, qualcosa che nessuno ha notato ma che tutti sono in grado di riconoscere quando viene mostrato.
Intocean, 2010
«Dipingere per me vuol dire entrare in una dimensione sciamanica, buttarmi in una danza in cui non sono io a guidare il passo. Chiamo questo fenomeno “mettere i guanti”. Ho la sensazione netta, in questo “stato di grazia”, di indossare delle mani più brave delle mie, e di vedere molte più cose di quelle che so di conoscere, forme, dettagli, luce, materia; il tratto della mano è più sicuro e più veloce del mio. Non assumo sostanze, è una forma di assistenza biochimica autosufficiente.»
Claudio nasce in una famiglia di artisti e cresce con «tanta febbre di disegnare, in ogni momento» stimolato anche dai «personaggi pittoreschi che frequentavano casa»:
«In realtà da ragazzo sono scappato dall’arte, non volevo rivivere le mille difficoltà dei miei genitori, e ho cercato altre strade, la comunicazione, l’architettura… Ma non si sceglie di fare gli artisti, se lo sei appartieni all’arte, e questa ti riprende quando vuole: è un organismo vorace e tentacolare.»
Già a 12 anni espone nella sua prima mostra, insieme a sua sorella, comincia poi a lavorare con le modelle e i modelli dal vero, e da grande continua a lavorare sul corpo.
«Così è nata la produzione degli anni ’90, figure dipinte con la coda dell’occhio, e poi quella degli anni 2000, con soggetti che affiancano ad sensualità cruda e dirompente, la lezione formale di mio padre, astrattista. Nelle molte vite parallele faccio nel frattempo il pubblicitario, l’illustratore, il designer e divento architetto e scenografo.»
Nel 2007 incontra il grande pubblico con la prima collettiva presentata da Vittorio Sgarbi, “Arte e omosessualità da Von Gloeden a Pierre et Gilles”:
«La mostra, censurata il giorno stesso dell’apertura al pubblico, passa alla ribalta delle cronache, e per me diventa la prima di molte collettive istituzionali.»
Proud of my strenght, 2012
Così Claudio continua con molte altre mostre, tra le quali “Ritratti italiani” dove viene selezionato da Vittorio Sgarbi ed inserito tra i 40 migliori ritrattisti viventi italiani. Da qui a poco lascia il ritratto e la raffigurazione dal vivo per dedicarsi ad un nuovo percorso artistico:
«Anche per la stanchezza emotiva dovuta alle tante storie rubate ed impresse sulla tela, ho una “liberazione” poetica e comincio, affidandomi alla sola immaginazione, la produzione dei soggetti che sono ancora oggi il tema dei miei quadri: paesaggi semi-astratti gettati sulla tela con caffè e acrilico su cui si materializzano a olio, di spalle e in primo piano, uomini, donne, alberi e animali. In tutti questi personaggi abitano le nostre identità, anime asciutte, un’umanità messa a nudo, piena di emozioni infantili, straordinariamente intense, spesso positive.
Una sfida artistica: uscire dal cliché dell’artiste maudit e diventare il reporter dei sentimenti più difficili da descrivere: quelli che fanno stare bene e scaldano la mente e il cuore.»